giovedì 25 gennaio 2007

il pioniere della ricerca: Geert Hofstede

Il professore olandese Geert Hofstede è un esponente, se non il protagonista della ricerca sull'internazionalità e interculturalità a livello mondiale. Sua è la celeberrima metafora del “software of the mind” per indicare come la cultura possa influenzare le interazioni tra varie etnie. Hofstede ha eseguito tra il 1968 e la fine degli anni '70 una ricerca empirica/statistica interculturale[1] che fece clamore quando fu pubblicata nel 1980 (fig 1). La ricerca divenne famosa sotto il nome di studio HERMES e venne molto discussa nei circoli delle ditte multinazionali. Tra le culture esistono differenze nel pensare che si basano su valori nati in tempi remoti e trasmessi da generazione a generazione, valori che appaiono come incancellabili. Queste differenze nel pensare restano, quel che può essere superato sono le differenze nella prassi di collaborazione e di convivenza.
Hofstede scoprì inizialmente quattro dimensioni, a cui se ne aggiunse in seguito una quinta. Queste dimensioni sono costrutti teorico/statitici attraverso il quale si possono quantificare le differenze tra le culture. Lo strumento utilizzato da Hofstede erano delle interviste/questionari che miravano a far emergere i valori degli intervistati. Questi erano stati compilati da impiegati della IBM in 64 paesi alla fine degli anni '60. I campioni dei vari paesi erano molto bene paragonabili perché composti da gruppi che si somigliavano molto (per quanto riguarda formazione, educazione, età, lavoro ecc.), eccezion fatta per la nazionalità. Le differenze erano, dunque, dovute con alta probabilità a differenze personali da un lato, e alla nazionalità dall'altro.
La prima dimensione indicata da Hofstede tratta della distanza gerarchica. La distanza gerarchica è quindi appunto la percezione del grado di disparità di potere tra chi detiene questo potere e chi vi è sottomesso. E' una percezione molto diversa da paese a paese (fig. 2). L'Italia, in comune con altri paesi dell'Europa del sud e alcuni paesi dell'Europa Centrale dove l'Impero Romano ha lasciato le sue tracce, ha un indice relativamente alto nella distanza gerarchica. Che cosa possono significare le differenze nella distanza gerarchica nella collaborazione interculturale? Un dirigente originario di un paese di grande distanza gerarchica, di un paese arabo per esempio, dimostrerà sempre il suo potere, cosa normalissima in patria. Si aspetterà rispetto dai suoi subordinati, certi comportamenti formali, anche timore. Subordinati di provenienza di un paese di breve distanza gerarchica non si comporteranno così, ma tenteranno di discutere con il dirigente, vorranno essere ascoltati, criticheranno il dirigente se non risponde adeguatamente - e alla fine andranno dai superiori e voteranno per la sostituzione di questo dirigente.
La seconda dimensione tratta della propensione delle culture verso il collettivismo o l’individualismo. Hofstede afferma che le società mostrano un grado diverso di vita comunitaria. In senso generale, si può dire che le società comunitarie valorizzano il tempo impiegato per il gruppo, mentre quelle individualiste privilegiano il tempo che ogni individuo utilizza per la sua esistenza personale. Chi appartiene a una cultura comunitaria come quella giapponese, trasferisce una parte della sua subordinazione al gruppo, di conseguenza anche all'impresa. Non è casuale che sistemi come il TQM (Total Quality Management) che prevedono una forte responsabilizzazione della forza lavoro siano stati sviluppati in questo paese. Gli italiani, invece pur passando molto tempo tra e con gli “amici”, sono tendenzialmente individualisti. La maniera in cui il Belpaese esprime la collettività, nel senso di Hofstede, è attraverso la famiglia, elemento molto importante nella nostra società. Facendo un parallelo col nostro mondo dell’impresa non si può non notare l’incidenza e l’importanza economica che le imprese a carattere familiare hanno nel tessuto economico italiano.
La terza dimensione riguarda il rapporto tra i sessi. La divisione sessuale dei ruoli non è uguale per tutti i popoli. Hofstede asserisce che più i ruoli sono differenziati, più la società mostra tratti che si possono definire maschili. Più i ruoli sono intercambiabili, più la società mostrerà tratti femminili. Questa dimensione ha dato luogo a molte controversie perché considerata sessista e discriminatoria. La volontà di Hofstede era semplicemente di analizzare come categoria culturale un comportamento di genere. Si intendeva così stabilire una sorta di differenza di comportamento tra culture più propense ad atteggiamenti cooperativi e collaborativi, con metodi di risoluzioni del conflitto basati su negoziazioni e compromessi di contro a culture più portate alla competizione e a sistemi di problem-solving fondati sul conflitto.
La quarta dimensione tratta del controllo dell’incertezza. In una società in cui vi è un basso indice di controllo dell’incertezza si tende ad accettare ogni giorno così come viene; ci si assume con facilità rischi personali, e si è relativamente tolleranti riguardo al comportamento e alle opinioni diverse dalle proprie, perché non ci si sente minacciati. In altre società, si tende a cercare una vittoria sull'avvenire. Il futuro resta fondamentalmente imprevedibile, e quindi la popolazione presenta un alto grado di ansietà, che si manifesta con un elevato nervosismo, una maggiore emotività e aggressività. In un ambito di contrattazione aziendale questo produce differenti visioni dell’impresa stessa. Ad esempio, come citato precedentemente, durante la stipula di un accordo commerciale tra un giapponese e uno statunitense il primo tenderà a raggiungere un accordo di massima mentre il secondo sarà più concentrato sui dettagli al fine di prevedere tutte le possibili variabili.
L’ultima dimensione esplorata da Hofstede riguarda l’orientamento a lungo o a breve termine. Chi ha un orientamento a lungo termine, tende ad essere perseverante, sistema le proprie relazioni secondo lo stato sociale, tende anche a rispettare questo sistema di relazioni, è risparmiatore e sente fortemente vergogna, non colpa. Qui si tratta di valori confuciani, e i cinesi hanno un indice elevatissimo di orientamento a lungo termine. Sul lato dell'orientamento a breve termine troviamo valori che si orientano più al passato e al presente come rispetto per le tradizioni e l'impegno per obblighi sociali. Gli Stati Uniti mostrano un indice basso di questa quinta dimensione (fig 3). E' immaginabile che questa dimensione influisca fortemente su tutto quello che ha a che fare con la decisionalità. Chi è di orientamento a breve termine si scontrerà di certo con chi decide sulla base di altri criteri. In un contesto aziendale questo fattore riveste quindi un’importanza rilevante.
[1] notizie ricavate dal sito ufficiale di Hofstede, G., http://www.geert-hofstede.com/, giugno 2006.

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